acqua

prendo spunto
dall’editoriale di Giovanni Sartori scritto per il Corriere della Sera il giorno di Ferragosto, per esternare una riflessione che chi si occupa di piante e di giardini credo non possa esimersi dal fare.

Il politologo, con un’eccezione alla tematica a lui più consona, affronta ‘Il mal d’acqua del mondo’ con un’analisi cruda e purtroppo alquanto realistica.
“L’acqua serve per bere, ma anche per mangiare, e cioè per l’agricoltura”, Sartori proprio nella più tipica afosa giornata agostana scrive dell’emergenza siccità che il nostro pianeta deve affrontare, dal deperimento del Gange, dovuto alla destabilizzazione dei Monsoni che portavano acqua con le copiose piogge estive e ora invece in varie zone dell’India hanno dimezzato le precipitazioni, all’impoverimento del grande fiume Nilo, la cui sopravvivenza è data dal lago Vittoria che è sceso di livello di due metri negli ultimi anni ed é invaso da alghe giganti. Per arrivare a casa nostra dove il più grande fiume Po, alimentato dai ghiacciai che stanno rapidamente esaurendosi, è “ridotto a un rigagnolo, o poco più”.

Dunque, quale senso può avere annoverarsi tra gli amanti della natura in quanto appassionati giardinieri pur sapendo che la maggior parte delle nostre piante ha costante necessità idrica, quando problemi ben più grandi della loro sopravvivenza affliggono ora il nostro sempre più povero mondo?

0 Comments

  1. Ho letto l’articolo del Sig. Sartori che mi pare la faccia comunque troppo semplice. Il problema dell’acqua, come quello delle temperature, credo sia anche connesso alle emissioni di anidride carbonica, al disboscamento e quindi anche alla diminuzione di verde.
    Ad ogni modo mi domandavo: ma questo signor politologo non conosce l’esistenza dell’agrocoltura biodinamica, della pacciamatura del terreno oppure di quelle pratiche virtuose che portano a un minor consumo del cosiddetto “oro blu”? Non sa che l’acqua viene consumata dagli allevamenti più che dall’agricoltura?
    Ho l’impressione che questi signori, che appartengono a quelle generazioni che hanno regalato ai miei coetanei un mondo molto difficile, abbiano una sorta di fiducia cieca nel progresso, nelle tecnologie e in qualcosa che possa venire dall’altro a migliorare la loro condizione e poca, pochissima voglia di cambiare stile di vita.
    Nel mio modestissimo giardino di città ho seminato una piccola striscia di prato, che con le dovute attenzioni, riesco ad annaffiare 2 volte a settimana e a tagliare una volta al mese.
    Leggo il suo blog sempre con grande piacere 🙂
    Elisa

    1. @Elisa
      benvenuta su aboutgarden e grazie della tua testimonianza.
      Non credo Sartori sia all’oscuro delle possibili alternative all’agricoltura tradizionale, certo ciò che ha scritto è solo la punta di un iceberg, ma almeno è un’articolo che ha conquistato una prima pagina… e forse sui tanti italiani che leggono di politica, cronaca e sport anche una voce setita e blasonata come la sua può avere il suo effetto. Però è sempre troppo poco!

  2. Mi perdoni, volevo specificare che vivo vicino Roma e che i dati sulle mie annaffiature corrispondono a questi due mesi roventi!
    🙂
    Elisa

  3. Già, quale senso… me lo chiedo ogni volta che devo annaffiare il mio giardino in questa calda estate, ho ridotto molto le annaffiature alle rose e si vede, l’erba dell’aiola si è trasformata in una sterpaglia ingiallita, so che alle prime piogge di settembre tornerà a colorarsi di verde, ma intanto è vero, i cambiamenti climatici sono sotto i nostri occhi e non possiamo più ignorarli e probabilmente non facciamo abbastanza… bella domanda…

  4. Forse è proprio ora di cominciare ad amare le piante vagabonde di Gilles Clément e pensare a piante che sono più autosufficienti in fatto di acqua. Il litorale adriatico non ha nulla da spartire con la campagna inglese e dovrò ricordarmene più responsabilmente.

  5. L’acqua è davvero un problema serio………ma sentiamo sempre parlare ….in quasi tutte le trasmissioni, esclusivamento di “calcio”.
    Confido molto nella sensibilità dei giovani e della loro voglia di cambiare il mondo.
    Sempre affezionatissima
    Nonna Giuly

  6. quella delle “vagabonde” in giardino era una provocazione avventata, sono pericolose a volte, ma fanno pensare alla forza di autoconservazione che tengono in sé, nel “elogio delle erbacce” di Richard Mabey si trovano invece piante considerate infestanti che sotto altre prospettive appaiono interessanti.

    1. @Marina
      perchè avventata?
      elogio delle vagabonde!
      In effetti che senso hanno qua da noi giardini impeccabili English style quando facilmente ci si ritrova ad avere prati tipo sterpaglia come quelli di Lolle o ci si ostina a desiderare Hydrangee e altre piante che promettono meraviglie ma che hanno tanto, tanto, tanto bisogno di acqua? Mi sa che dovremo, e in fretta, imparare dall’eperienza israeliana.
      http://www.esteri.it/MAE/IT/Sala_Stampa/ArchivioNotizie/Approfondimenti/2012/05/20120515_TelAviv.htm
      speriamo che i fondi utilizzati per il finanziamento (vedi articolo sopra) siano stati spesi bene

  7. In questi giorni lo 0 termico arriverà a 4700 metri, il che vuol dire che saranno pesantemente intaccati i giacciai delleAlpi che sono molto più in basso, ed i ghiacciai del polo nord hanno raggiunto il limite minimo da quando ci sono le rilevazioni satellitari. Possiamo adottare tutte le buone pratiche che vogliamo, ma se non si muovono in fretta anche gli stati è già molto se rimarrà la vita, così come la conosciamo, sul pianeta.

    1. @Cristiana
      che tristezza, noi siamo qua a cercare di risvegliare un po’ di coscienza e conoscenza verde e i nostri politici che fanno? povero mondo…

  8. Io annaffio poco, anche se qua l’acqua non è fortunatamente un problema, per altro quest’anno ho perso due rose, vorrà dire che le sostituirò.
    Il mio è un giardino dove non entrano veleni, per una serie di ragioni, ma credo che più in generale siamo obbligati a ridiscutere il nostro stile di vita, anche se non è facile perchè siamo abituati comodi.

  9. essere consapevoli non significa cambiare stile di vita ma avere un diverso atteggiamento rispetto alla parola spreco
    non sprecare risorse, tempo, denaro ed abusare della propria salute
    fanno dell’essere umano un animale intelligente
    purtroppo quando un essere umano vive in una condizione di spreco incondizionata come quello attuale spesso dimentica di essere intelligente
    non dimentichiamo che l’uomo è quell’animale che oltre che cibarsi dei frutti della natura ha imparato prendersi cura dell’ambiente dove vive così sono nati l’agricoltura il giardinaggio 🙂

    1. @Renato
      hai ragione,troppo poco però ricordiamo di prederci cura del nostro ambiente, o almeno siamo in troppo pochi ad amarlo e rispettarlo anche viziati da spesso inutili ed apparenti”comodità”.
      ciao e benvenuto

  10. Io aggiungo un’annotazione Un’amica di mia figlia, ormai giovane donna, 35 anni e mamma di due bimbe, danese, in Italia da molti anni, mi ha raccontato che quando è arrivata nel nostro paese è rimasta scandalizzata per lo spreco d’acqua nel nostro quotidiano, non per le annaffiature di orti e giardini ma per rubinetti lasciati aperti mentre ci si lava i denti, ci si fa la barba e via così Da loro cominciano all’asilo ad insegnare il rispetto per l’ambiente e per i beni del mondo Noi quando cominceremo? Ogni tanto sono sconfortata
    Ciao,
    Daniela

  11. Vivo ad Albenga. Quasi tutti i (brutti) palazzi costruiti a partire dagli anni ’60 sono dotati di garage interrati. Per mantenerli asciutti incessantemente viene pompata acqua dal sottosuolo e riversata nelle condotte di scarico. Non una goccia viene recuperata. E pensare che tutti quegli ettolitri potrebbero essere usati per creare un acquedotto irriguo utilizzabile per le coltivazioni agricole (in cambio di un canone), per alimentare gli sciacquoni dei palazzi stessi, per innaffiare i giardini pubblici, per lavare le auto, per lavare le strade…
    I vecchi pozzi restano a secco perchè la falda acquifera viene risucchiata dalla pompa del palazzo vicino e se si ha necessità di irrigare l’orto non resta che cercare una nuova falda (ovviamente a proprie spese).
    Che tristezza constatare che di tutto ciò non importa a nessuno!
    Un abbraccio. Maria B.

  12. Sensibilizzare le persone è difficile quando queste sono anestetizzate da una sub-cultura priva di una capacità di vedere a medio-lungo termine e che privilegia un egoistico Io, tutto e subito. Certo, quello che scrive Daniela sarebbe un primo passo ma nella migliore delle ipotesi darà frutto fra qualche anno. Tardi.
    robert

  13. Ciao,questo blog e’ molto gentile ed interessante,soprattutto per chi condivide la passione per la natura,come me,complimenti,anche le immagini sono molto belle.

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